Al villaggio La Mesada si arriva solo a cavallo lungo un sentiero a strapiombo sui precipizi. E’ l’ultima tappa di un viaggio difficile e di altri tempi: partendo dalla cittadina di Iruja, nel nord dell’Argentina, ci vogliono diverse ore di camion su un pietroso letto di un fiume in secca. Poi ti vengono a prendere a fondo valle, con i cavalli. Una carovana di muli trasporta la merce, medicinali, vestiario, aiuti portati dall’associazione milanese Kairos, che da anni si occupa di questo popolo indios dimenticato. La fatica vale la pena: quando si arriva sull’altopiano, a 3400 metri di altezza, si scopre un piccolo paradiso. Campi coltivati a terrazze e piccole case di terra.
La Mesada si trova nella zona andina del Nord Ovest, vicino ai confini con la Bolivia. E’ una delle 27 comunità Kolla, popolazione formata da circa 5500 individui distribuiti su un area di 35 mila chilometri quadrati. Il villaggio è costituito da alcune decine di case attorno alla piazzetta, ai piedi di grandi montagne. Vi vivono 200 famiglie, lontano dalla civilta’.
Uomini e cavalli da sempre convivono in queste aree difficili. L’agricoltura è dura, la terra arida e pietrosa. Capre e pecore forniscono latte e formaggio all’intera comunità. Le greggi vengono portate al mattino a pascolare in alto, a sera tornano nel villaggio.
Assisto alla cerimonia del Panchamama ai piedi del crocefisso che si affaccia sulla profonda valle solcata dal fiume. Si tratta di un antica festa di ringraziamento della madre terra: cibo, bevande, doni vengono versati in un buco scavato nel terreno, un’offerta per invocare la benevolenza della natura e la fertilità dei raccolti.
I kolla sono silenziosi e piuttosto ritrosi di fronte agli stranieri. Difficile conquistare la loro fiducia, se non dopo un rapporto lungo e franco. Amano conservare la loro cultura e le loro tradizioni.
Ogni comunità ha un centro Aborigeno e un Cacique, eletto dagli abitanti. Esistono anche figure tradizionali, come lo Satiri, un medico-sciamano che pratica le cure tradizionali. La lingua madre è il Kekhua, lingua scritta. Passiamo diversi giorni con loro, aiutandoli a lavorare, a costruire le case, a cucinare. Un modo per conoscersi. E per aiutarli a restare nelle loro terre. Altre comunità sono scomparse e i giovani finiti nelle baraccopoli ai margini delle città. Kairos cerca di impedirlo, fornendo quanto serve ai giovani per poter studiare restando nella loro terra di origine e salvando la loro cultura.
A bordo dei pulman – oltre 24 ore di viaggio – ci spostiamo ai confini con la foresta, nella provincia di Misiones, per incontrare la comunità Yriapù. Il villaggio sorge a 5 chilometri da Porto Igauzù, al confine tra Argentina, Paraguay e Brasile.
La terra da secoli abitata dalle popolazioni indios Guaranì lungo il fiume che 14 chilometri più in là forma le cascate Iguazù, famose in tutto il sud America.
Proprio il turismo e la fame di terra per la costruzione incessante di alberghi ha eroso piano piano il territorio aborigeno. Ancora oggi si tenta in ogni modo di sfrattarli.
Il fiume e la selva sono gli elementi vitali per i guaranì. Di caccia, pesca e dei frutti vive la popolazione. L’acqua rappresenta un elemento sacro e fondamentale per lavarsi, bere, cucinare.
Le abitazioni dei guaranì sono prevalentemente in legno, nelle radure all’interno della giungla. Spesso baracche coperte con tetti di lamiera, senza pavimento né letti. C’e’ grande povertà e miseria. L’atmosfera è molto diversa da quella austera ma felice de la Mesada. Il turismo ha corrotto la comunità, portato alcool e prostituzione. A rischio la loro sopravvivenza e la loro cultura, basata sulla natura, i suoi animali, le sue piante. Si tratta di cacciatori e agricoltori. Non esiste commercio.
La caccia viene effettuata seminando trappole lungo i percorsi degli animali. Nella comunità M’borore vivono circa 200 famiglie. La mortalità infantile è alta. La società è organizzata secondo una struttura tribale al cui vertice c’e’ il cacique, eletto da tutti gli adulti. Importante la figura del medico sciamano, che esercita funzioni di vero e proprio sacerdote, come battezzare e matrimoni..
Fino ai 12 anni i bambini devono camminare scalzi per assorbire l’energia della terra e del bosco. Qui è stata costruita e aiutata da Kairos la scuola807 che permette a 180 bambini del villaggio di studiare fino alla quinta elementare.